Milik e Di Maria? Li ho conosciuti tramite il mio collaboratore Andrea.”
“Ciao, io sono Tito e…….” Ci sono storie di vita e professioni che incantano non solo a chi ha l’opportunità di immedesimarsi nella narrazione dei diretti interessati ma anche a chi, come noi, esercita il mestiere di raccontare e divulgare l’esistenza di fatti e personaggi capaci di farci riflettere e, perché no, anche migliorarci dal punto di vista umano. Tito è un uomo di 47 anni che fa il barbiere ormai da diversi anni e da qualche decennio lavora presso l’Attilio Artistic Team di Corso Siracusa 66 a Torino. Il suo senso di appartenenza l’ha portato a migliorarsi e a realizzare il suo sogno di diventare anche insegnante della scuola che esercita in uno dei grandi saloni di Attilio Coiffeur, in cui si formano i giovani che amano questo mestiere che è davvero particolare perché è capace di entrarti dentro l’anima in una maniera tale che poi non ne esce più. Ma ascoltiamolo Tito, “Il professionista delle barbe” in questa interessante intervista.
Ciao Tito, presentati.
Mi chiamo Tito, ho 47 anni e ho iniziato questo mestiere all’età di 12 anni. Ricordo che facevo seconda media e al pomeriggio iniziavo già ad andare al salone di mio zio. All’inizio era un passatempo perché i miei genitori lavoravano e io non sapevo dove stare. Finita la scuola media ho iniziato a studiare presso una scuola professionale di parrucchiere perché ho trovato in questo mestiere qualcosa che mi stuzzicava particolarmente ed ho pensato di provare. Ho fatto tanti mestiere in un periodo storico in cui il mondo del lavoro offriva tante possibilità di cominciare e così ho iniziato a fare il lavoro di parrucchiere. Successivamente ho riscontrato grande passione e mi sono accorto di imparare sempre qualcosa di più con grande voglia realizzatrice. Così ne ho fatto una vera e propria professione che ho amato fin dall’inizio e adesso lo amo ancora di più perché vengo da una realtà lavorativa molto particolare. Sì, perché lavoro in una barberia che è probabilmente la più grande d’Italia, dove all’interno ci sono tante dinamiche, tante storie, tante persone, tanti stili di lavoro e tante cose per cui non riesci mai ad annoiarti, anzi, direi proprio che riesci sempre a trovare qualcosa di stimolante anche a 47 anni, in cui ritengo di essere al centro della mia carriera lavorativa. Eppure, nonostante tutto, riesci a trovare sempre gli stimoli e la voglia di fare bene il tuo lavoro. E’ chiaro che alla base di tutto ci deve essere una passione, una compatibilità all’interno dell’ambiente lavorativo. Ma la cosa che dà sempre più linfa sono i giovani, perché noi (plurale maiestatis) insegniamo la scuola dei mestieri. Abbiamo cominciato con una sola classe e adesso che ne abbiamo quattro, prevediamo che il prossimo anno ne avremo cinque. Io sono socio con Domenico e Attilio ed ho iniziato a inserire dei ragazzi che lavorano con me. Uno di questi è Andrea (ricordiamo che l’intervista a questo ragazzo sarà pubblicata a parte) che ha 21 anni ed è docente nell’aula dove fino a quattro anni fa era semplicemente uno dei tanti allievi. Tra questi ex allievi c’è anche Mimmo, Francesco che ha collaborato con un’altra scuola e Roberto, anch’egli proveniente dalla collaborazione con un’altra scuola. L’obiettivo è quello di allargare a macchia d’olio l’interesse, per comunicare e condividere questa passione con i ragazzi che vogliono imparare. E’ una vera e propria didattica di un mestiere bellissimo fatto in una scuola dove ci sono delle regole da rispettare, orari e comportamenti, assenze, presenze, consigli di classe, esami di fine anno, che costituiscono la fase di crescita professionale e umana di ciascun allievo. Quest’anno ho la quarta classe in uscita e a fine hanno prenderò la direzione tecnica e gli allievi diventeranno barbieri e parrucchieri che teoricamente potrebbero benissimo aprire un salone per conto loro. Certo, la scuola ti insegna in massima parte la teoria, tuttavia, nella nostra scuola diamo anche un’impronta pratica oltre che teorica, capace di iniziare ad approcciarsi con il mestiere vero e proprio. Per sei mesi fanno una sorta di tirocinio presso i nostri locali dell’Attilio Artistic Team e se l’allievo dimostra capacità e voglia di imparare, dopo sei mesi diventa un apprendista. Con questo metodo abbiamo raddoppiato il numero di personale che chiamiamo collaboratori e non dipendenti, perché è un termine troppo generico. Un collaboratore, invece, crede in te, crede nel posto dove lavora e crede soprattutto in un progetto futuro per essere convinto del posto in cui lavora. E’ il senso di appartenenza che si interseca a quel sacro fuoco che si ha dentro e arde nella voglia di crescere, migliorarsi in maniera concreta. E’ quel senso di gratificazione capace di dare il significato a ciò che fai, ma se vediamo un collaboratore insoddisfatto, bisogna capire dov’è il problema e cercare di risolverlo. Comunque, il messaggio principale è quello di credere sui giovani perché il futuro è loro. Le mode, i portatori di tendenza sono loro e noi siamo quelli che tante volte ci accodiamo perché anche noi impariamo con la giusta umiltà e senza alcuna presunzione di essere arrivati. Solo così si riesce a collaborare e lavorare in sintonia.”
Per arrivare a insegnare, così come tu fai, penso che ci sia bisogno di fare dei continui corsi di aggiornamento, proprio perché le mode e i vari look cambiano repentinamente. E’ così?
“Sì, è proprio così. Io questo aggiornamento lo faccio all’interno del mio salone e come dico sempre la tendenza e la moda viene portata dalle discoteche, dai locali notturni, dalla televisione e dai maggiori mezzi di informazione. Chi segue queste mode se non loro? Noi abbiamo il 70% di clientela giovanile e i giovani barbieri sono in grado di mettere a disposizione le tendenze e le mode che vanno per la maggiore E’ una questione di stile tramandato da barbieri come Attilio, che è una istituzione al quale mi sono sempre ispirato a livello lavorativo e umano. Una sorta di legenda di come si tratta il cliente ma anche il collaboratore. E’ uno schema molto chiaro che i ragazzi devono avere bene in mente nella fiducia che si deve dare alle persone capaci di credere in loro. E’ quel bene che prima o poi ha un ritorno.”
Non pensi che nei giovani ci sia spesso la fretta di arrivare?
“La fretta è cattiva consigliera ed è sinonimo di qualcosa di distruttivo che non aiuta a crescere. I giovani barbieri lo sanno e, grazie a Dio, capiscono l’importanza di crescere step by step.”
Senti Tito, è vero che nell’ambito dell’Artistic Team di Attilio sei famoso per la qualità con la quale sai curare e modellare le barbe?
“E’ un qualcosa che ho capito nel tempo e mi dà molta soddisfazione. Ognuno di noi è predisposto rispetto a qualche altro a determinare un certo tipo di lavoro. Io mi sono accorto che creare una barba, a prescindere dal fatto che io la porto già, è un’arma importantissima nell’uomo perché è in grado di cambiare i tratti somatici e di trasformare il viso. Non esiste altra cosa, perché se vedi un uomo sbarbato e poi lo vedi con la barba lunga, sembra tutta un’altra persona. E’ un qualcosa che modifica l’immagine di una persona e faccio con un pochino in più di passione. Credo di trovare molta soddisfazione nel creare stili e barbe diverse.”
Ci parli del taglio di capelli che hai fatto al calciatore della Juventus Milik? Come sei arrivato a questo e cosa hai provato nel rifinire alla moda il suo taglio di capelli?
“Premetto che Milik e Di Maria sono dei calciatori che ho conosciuto tramite il mio collaboratore Andrea. Probabilmente torneremo insieme alla Continassa a fare qualche altro servizio. Ormai da tanti anni servo dei calciatori. Prima dell’avvento del Covid curavo i giocatori negli Hotel e ho girato parecchio per fare questo lavoro che comportava di tagliare i capelli a sette o otto giocatori alla volta. Abbiamo curato le acconciature per gli attori degli spettacoli di Zelig e Colorado e anche nei teatri Ariston di Sanremo, Alfieri di Torino e in tanti altri teatri importanti. E’ una cosa che mi piace fare, anche se capisco che non è questo il centro del nostro mestiere, ma è qualcosa in più che ti dà immagine. Tuttavia, quando un collaboratore del mio salone va a fare un servizio a un artista o a un calciatore, dico sempre che l’abbiamo fatto noi perché la nostra è e deve ritenersi sempre una squadra capace di condividere gioie, soddisfazioni e anche dolori. Anche se in fondo i dolori è giusto che siamo noi titolari a prenderli.”
Per finire, Tito. Come vedi il tuo futuro?“Dico sempre che sono ancora all’inizio. Un famoso dottore, cui tagliavo sempre i capelli, mi diceva di non mettere mai limiti alla provvidenza. Il mio futuro spero sia come il mio passato, visto che è stato davvero bello. E’ chiaro che con la mia azienda che è in continua crescita, il mio futuro lo vedo assieme ai miei collaboratori. C’è un bel progetto di ampliare i saloni, la rete scuola e tutto ciò che fa parte del nostro settore. Ci stiamo provando. A fine anno apriremo una grande realtà che per noi è una cosa sperimentale e una grande opportunità. Spero che rappresenti una svolta per la nostra attività, con la capacità di raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati.
Salvino Cavallaro